Mi piace scattare foto, mi sono accorto che con il tempo ho preso l’abitudine di fotografare tutto …. ma non mi sento a mio agio, ho la sensazione di rubare immagini di luoghi e di persone che non mi appartengono.  Vorrei  restituire profondità  e sfumature a immagini  che spesso ne sono prive,  non so se ci riesco ma è questo quello che mi propongo di fare, creando una cornice di pensiero.   A molti non piace questa impostazione e me lo dicono, ad altri si. Però è questo che mi piace fare.  Ho la sensazione che non tutti vogliono essere ridotti ad un flesh  di un immagine, testimoni passivi e vuoti.  Viaggiare oltre  l’ immagine  nell’estremo tentativo di inserirlo in un contesto più ampio dove ognuno ci può trovare qualcosa che gli appartiene …..ed io spero che  lo cogliate.


Strano posto Addis  Abeba.  Nuovo Fiore,  così la chiamò la principessa Taitu moglie di Menelik II  verso la fine del 1800. E’ da tempo che desideravo venire in Etiopia, mi ha sempre affascinato questa  terra di antiche leggende  dalla Regina di Saba all’arca dell’alleanza, dal Prete Gianni  alla terra di Punt.  Al contrario di quello che comunemente si crede è una città straordinariamente ospitale, disordinata, immensa e stranamente  sicura al confronto con altre grandi capitali africane.  Si apprezza la mescolanza tra passato e presente con una sensazione di vivere in più secoli  diversi dove i  leoni di Giuda,  simbolo  della monarchia etiope.....


…………………..convive con schegge di un passato marxista da dimenticare.  


Mentre in un vecchio  caffè  italiano, dove i grani vengono tostati sul posto, mi godo un buon caffè….. forse un po’ troppo forte.


……..é la mamma di noi tutti, Lucy. Un ominide vissuto 3.2 milioni di anni fa.



In tutta la sua drammaticità questa colonna rappresenta i migliaia di etiopi innocenti uccisi dagli italiani in segno di rappresaglia per l’attentato a Graziani.


…..li  vediamo tutti i giorni, neri, asiatici, arabi che vendono le loro cianfrusaglie sui marciapiedi agli angoli delle nostre città. Ci scansiamo cercando di evitarli mentre ti guardano con occhi che anno  visto tutto, con la capacità di sopportare l’insopportabile,  vittime predestinate di una globalizzazione subita. E’  difficile che ti venga in mente che stai bene sulle spalle di questa gente perché porti avanti la tua indifferenza,  comodamente seduto su un divano protetto da rassicuranti mura domestiche. E poi un giorno ti trovi qui ad Addis Abeba, nel mercato più grande dell’Africa, lo passiamo in velocità nel senso vero del termine, è un ammasso di bancarelle impenetrabili non si capisce dove comincia e tantomeno dove finisce,  e mentre le osservo  mi  guardo intorno e mi accorgo che in questo mondo …...gli altri siamo noi.





Il museo etnologico si trova all’interno dell’università.






Nel cortile  un curiosa scala a chiocciola che sale vertiginosa al cielo,  simboleggia la dominazione italiana, un gradino per ogni anno dell’era fascista, sulla cui sommità gli etiopi, dopo la liberazione, hanno posto il leone di Giuda.  



L’entrata è un breve storia del palazzo, prima sede del governatore italiano ai tempi del fascismo, è il posto dove  avvenne l’attentato a Graziani e successivamente palazzo dell’imperatore.  H. Salassiè  l’ultimo discendente diretto di re Salomone , il duecento venticinquesimo per  linea dinastica  di Davide,  il  re dei re…..l’ultimo.





Oltre ad immagini di Addis Abeba di un secolo fa, ed’è incredibile pensare che questa grande capitale fosse un semplice villaggio di capanne che occupava la cima di una collina.  proseguendo nei suoi corridoi  si toccano tutti i gruppi etnici  con le loro culture. Gli alloggi dell’imperatore e della consorte. La collezione di icone e la più vasta e rappresentativa con un salone dedicato all’arte sacra con una collezione interessante di icone e croci.





Debre libanos  è uno dei monasteri più sacri di tutta l’Etiopia, fondato nel XIII sec. da un prete la quale si attribuisce la diffusione del cristianesimo in tutto il paese.





Siamo sul lago Tana dove la sua bellezza ci appare immediatamente, le sue acque lambiscono le costa straordinariamente rigogliosa, mentre all’orizzonte stormi di pellicani compiono vertiginose  acrobazie aeree  sullo sfondo di monasteri centenari.  Le acque di questo lago sono la sorgente del Nilo Azzurro che scorre per più di 5000 km su verso nord per sfociare nel Mar Mediterraneo.




Ura kidane Meret è il monastero più famoso e vanta una serie di bellissimi dipinti, una sintesi dell’iconografia religiosa etiope.





Il monastero Azuwa Maryam vanta i dipinti più interessanti. Un piccolo museo nel quale un giovane monaco mostra antichi manoscritti rilegati e accessori sacri.




Quando mai uno va in Etiopia, il paese della siccità e del caldo, epidemie, malaria, rapimenti…..per i  bambini etiopi  il nostro veicolo è un po’ come un carrozzone di saltimbanchi  ambulanti,  e noi siamo un grande giocattolo che se tu gli gridi  Hello! lui ti risponde automaticamente e se sei fortunato riesci a spillargli anche un regalo…...


siamo arrivati alle cascate,  un tempo  le più spettacolari di tutta l’Africa, prima che costruissero un impianto idroelettrico a monte.




Ma merita di essere …… ricordata com’era.


 Di Gondar mi sarà difficile raccontare di grandi castelli seicenteschi unici nel continente africano. Camminare  tra i suoi antichi palazzi, tra sale immense e quelli che un tempo erano giardini,  non è difficile immaginare lo sfarzo di quel tempo prima che i dervisci sudanesi la razziarono,  e dopo  i bombardamenti inglesi durante la campagna di liberazione conto gli italiani. Gondar resta per lo più incredibilmente intatta.





Ma l’importante e assaporare questa esperienza un po’ surreale in questa città che l’imperatore Fasilidas elesse capitale del suo regno nel 1636. Sedersi in un classico bar italiano ex circolo del fascio,  una finestra sul nostro passato.




Passeggiare  all’ombra di edifici in stile Art Decò……. che ricordano una Italia che non c’è più.




Fu la seconda residenza di Fasilidas, il posto assomiglia molto ad Angkor in Cambogia. Fu costruita per celebrazioni religiose simili a quelle che si svolgono ancor oggi. La cerimonia rievoca il battesimo di Cristo nel Giordano per confermare  e ribadire  una  rinnovata professione di fede.




La chiesa di Debre Berhan Selassie è una delle più interessanti di tutta l’Etiopia. È un’esplosione di  colori di vita di vivacità e umanità dell’arte etiopica alla sua massima espressione.







Il parco nazionale dei Monti Simien  è un ottimo posto per prendersi una pausa. Oltre ai mitici babbuini si possono ammira stupendi panorami mozzafiato dall’alto dei  suoi 4000metri.








Silvia ha ragione ……………..“ se il tempo è fermo, la gente cammina, cammina incessantemente”.



Attraversiamo villaggi così piccoli che se solo chiudi gli occhi per un attimo , rischio di non vederli.


Axum è una cittadina un po’ troppo modesta. A prima vista faccio fatica  pensare che sia  stata la culla di una grande civiltà. Eppure questa città è il fiore all’occhiello di tutta l’Etiopia ed’è  uno dei motivi che mi  hanno portato qui. L’ultima delle grandi civiltà del mondo antico a essere stata scoperta,  una finestra sulla storia. Le steli di Aksum colpiscono per le straordinarie dimensioni, sono i più grandi monoliti che l’uomo abbia mai lavorato, rappresentavano la magnificenza delle famiglie regnanti. Il granito è una pietra dura che gli artisti Aksumiti riuscirono a plasmarla in maniera superba. Mi rimane un dubbio: com’è  stato  possibile, per quel tempo, spostare  monoliti di  500 tonnellate di granito senza usare macchinari…  più che  un dubbio, rimane un mistero.




Sembra un soldato caduto, è la grande stele, la più grande che essere umano abbia innalzato perfino rispetto agli obelischi egizi. Non so cosa accadde qui quel giorno ma di sicuro si trova nel posto in cui cadde 1600 anni fa.





Sotto la grande stele troviamo la tomba di Nefas Mawcha, stupisce le grandi dimensioni delle pietre usate per la costruzione, si potrebbero  definire megalitiche.



Nella tomba della finta porta presenta una struttura più complessa e finemente lavorata rispetto alle altre con intagli di straordinaria fattura già visti in altre parti del mondo….




È la seconda stele per dimensioni, chiamata stele di Roma venne fatta portare da Mussolini a Roma nel 1936 e collocata in piazza Canepa davanti al palazzo della F.A.O.


 È stato giusto riconsegnarla ai legittimi proprietari nel 2005……..è magnifica in tutta la sua fierezza mi piace considerarla l’incarnazione di un mondo che abbiamo perduto un mondo che avrebbe potuto essere, e che non è mai stato.




È un pilastro con un’iscrizione in tre lingue: Sabeo, Ge’ez e  Greco. Una sorta di stele di Rosetta etiopica. Descrive la campagna militare di re Ezana intorno al 330 d.C. e il tentativo di riportare l’arca dell’alleanza da Aksum al lago Tana.



È la tomba di re Kaleb e suo figlio re Gebre Meskel.  Furono i sovrani più importanti del regno Aksumita riuscendo a piegare l’Arabia meridionale al loro dominio. Anche qui ritroviamo l’architettura raffinata e l’utilizzo di pietre di forma irregolare che aderiscono perfettamente, come già viste in altre strutture simili….. in
altre parti del mondo. La gente dice che percorrendo i tunnel si potrebbe arrivare fino al Mar Rosso…..bha!  che dire…..




  
Tomba di re Bazen, molto spartana e cruda interamente scolpita grossolanamente, secondo la tradizione regnava nell’anno della nascita di Cristo.




Di fronte alla piazza delle steli si innalzano due chiese di Santa Maria di Sion. La chiesa nuova fu fatta costruire da Selassie negli anni ’60 probabilmente influenzato con il suo gusto stravagante il risultato è una…….  diciamo che non mi piace.







È uno splendido esempio di architettura tradizionale, fatta costruire dall’imperatore Fasilidas e si ritiene che le fondamenta appoggino sui resti della prima chiesa africana.








Rappresenta il mito e la leggenda, questa chiesa contiene quello che per secoli tutti cercarono, l’Arca dell’Alleanza portata in Etiopia da Menelik figlio di Salomone e della regina di Saba  e fondatore della dinastia Salomonide  che governeranno  senza interruzione fino al 1974 con H Salassiè, l’ultimo.



È comunemente noto come il palazzo della regina di Saba……ho molti dubbi.





Sono le piscine della regina di Saba……. penso che il progresso ci ha pericolosamente privato di  intere aree di esperienza, troppi di noi non hanno mai avuto la possibilità di godere della sensazione del riposo dopo un intenso sforzo fisico, trovare sollievo da caldo o freddo estremi, mangiare quando si è spaventosamente affamati e bere quando i morsi della sete ti fanno capire ……….che l’acqua e l’elemento più prezioso del mondo.





 E un capitolo doloroso e imbarazzante, del quale non è facile parlarne ma per onestà intellettuale non si può passare oltre . Menelik  a quei tempi aveva buoni rapporti con gli italiani che  dopo  aver occupato Nassaua, si erano imbarcati nell’avventura coloniale. Quando gli italiani occuparono Adigrat nel 1896 Menalik II reagì sconfiggendo gli invasori nella battagli di Adua dove per la prima volta una potenza europea veniva sconfitta dai suoi colonizzati. Questo portò L’Italia a  firmare un trattato di pace. Quarantenni dopo 1936 il regime fascista ritornò alla carica per “regolare il conto di Adua”. Sul trono c’era H. Selassiè. Senza una dichiarazione di guerra , l’aviazione italiana bombardò Adua e Adigrat servendosi anche di gas nervini aprendosi la strada per Addis Abeba che venne occupata dopo qualche mese da Badoglio. Il territorio venne chiamato Africa Orientale insieme alla Somalia e Eritrea. I metodi italiani furono brutali. Le camice nere devastarono la capitale in seguito ad un attentato, i più fortunati vennero  decapitati mentre altri ebbero una sorte peggiore. La fortuna è che l’impero italiano durò poco e con  lo scoppio della II guerra mondiale  gli inglesi liberarono il paese era il 1941. Da allora ogni anno gli etiopi celebrano la battaglia di Adua come gli americani celebrano l’indipendenza, è una data che anche i bambini conoscono a memoria.





Mi  sento un po’ in colpa il semplice  mangiare,  in un paese dove il solo nome è sinonimo di fame.


Yeha appartiene alla civiltà pre Aksumita sviluppatasi più di 3000 anni fa. La struttura architettonica di questo sito è molto legata al  Tempio della Luna a Ma’rib nello Yemen già visitato nel 2006. Sulla parete della chiesa è presente un importante rilievo di stambecchi con le corna abbassate simbolo sacro nell’Arabia meridionale.



Vi fu un tempo in cui questi due popoli provenienti dall’Arabia e dall’ Etiopia vennero influenzati dalla stessa cultura o uniti sotto un unico regno.




 Il piccolo museo offre uno straordinaria collezione di scritte Sabee.




…………….. scritte uguali fotografate sulle mura di Baraqish nello Yemen nel 2006, dimostrano un forte legame storico che va oltre il semplice contatto culturale.


Il suo nome è: Mikael Debre Selam. Si tratta di una chiesa dentro un’altra chiesa i  volti dei fedeli hanno  lineamenti duri aspri come queste montagne. Consumano i loro riti ancestrali da millenni e forse oltre ……. i fedeli  sembrano essere li da sempre, come se il tempo si fosse fermato,





 l’architettuta è straordinaria con un sezione interna interamente scolpita nella roccia.





 interessante il meccanismo per chiudere la porta, una sorta di chiave uscita da un film dei Flinston.



Chikros è una chiesa semimonolitica con delle colonne a sezione quadrata, capitelli cubici, molto suggestiva.





Abrema e Asbeha una delle chiese più belle del Tigrai, anch’essa semi monolitica presenta interessanti colonne cruciformi oltre ad affreschi ben conservati.








Alcune chiese sono molto difficili da raggiungere, il che significa che per  visitarle bisogna scalare delle pareti ripidissime usando dei punti di appoggio. La difficoltà nel raggiungerle rende le chiese ancora più affascinanti con panorami mozzafiato in un contesto unico del suo genere arido e roccioso. Maryam Korkor è la prima di queste chiese di Gheralta, praticamente lassù in cima….



…..e una volta arrivati in cima la ricompensa è da trattenere negli occhi……. con tutta la forza.




Bella e ricca di decorazioni con colonne, archi e cupole interamente scolpite e  affreschi di squisita fattura.







Si prova ad un paio di minuti dalla precedente viene chiamata Daniel Korkor dal quale si accede da una porticina che non so perché ma faccio fatica ad entrare e dalla quale si gode una splendida vista




Abuna Yamata Guh non è una chiesa particolarmente impressionante come la precedente, ma sicuramente ha una  vista panoramica mozzafiato e incredibilmente la più affascinante che abbia  mai visto.


Un consiglio: evitatela, è troppo pericolosa raggiungerla. Dopo circa un ora di salita abbastanza impegnativa il sentiero stretto si interrompe e vi attende una parete di 5/6 metri da scalare con alle spalle uno strapiombo di circa 300 metri. Alessandro e Cristina  decidono di  fermarsi, io e Paolo decidiamo di salire.


 Superata al prima parete…..  


…. Una  ripida salita ti porta  su uno sperone roccioso sul quale dopo una  breve  arrampicata, con l’aiuto di sporgenze naturali e stando attenti a non commettere errori  avendo il vuoto sia a destra che a sinistra si arriva su un altro sperone roccioso……………


……………….e qui mi sono detto “ ma che cazzo ci faccio qui,”   per raggiungere la chiesa si prende un sentiero strettissimo su uno strapiombo che costeggia la parete rocciosa per un breve tratto, fino a raggiungere la camera battesimale per godersi finalmente il trionfo di una vista impareggiabile.






All’interno splendidi affreschi ben conservati ti invitano ad entrare mentre alcune persone consumano i loro riti antichissimi.






Rimango affascinato da queste immagini da questo viaggio nel tempo dove il tempo  è fermo……….. le persone all’interno  sembrano li da sempre, mentre li  guardo e ascolto per assorbire il più possibile istanti rubati ad una terra magica che non rivedrò più.




Non e semplice se è più opportuno “dare” o “non dare”. ….. di regola mi impongo di non regalare  mai nulla a bambini: né denaro, né penne, né caramelle….. ma non è facile……. non è per niente facile.   Spesso comportamenti di questo tipo contribuiscono ad allontanarli dalla scuola, a privarli di un’infanzia normale e convincerli della loro dipendenza dalle elargizioni. Penso agli anziani che assistono impotenti a queste  nuove generazioni di bambini, probabilmente non più poveri di loro alla stessa età, che mendicano soldi, cibo o altro. Senza dubbio donare qualcosa a un bambino significa vederlo sorridere, ma spesso i benefici sono temporanei e alla lunga procura soltanto infelicità.  Per aiutare veramente i bambini non ci si può improvvisare, bisogna investirci tempo e fatica. Nel  nostro piccolo Alessandro e  Chiara hanno portato con se quaderni penne matite,  abbiamo visitato  una scuola e donato  il tutto agli  insegnanti in modo da distribuirli agli studenti che ne anno bisogno.











 Ed io grazie all’aiuto di Max ho recuperato le solite penne  ………. grazie Max.


Siamo in mezzo al nulla, esattamente in culo al mondo. Paesaggi che mutano a velocità impressionante fatto di ripide salite con  passi a più di 3000 metri alternate a discese velocissime,  la valle di Takazzè è tutto questo coronato da infiniti   panorami mozzafiato.



………    - tutti coloro la cui schiena e arsa da un sole feroce e che vanno con la fronte che scoppia in un lavoro infame,  giù il cappello questi sono i veri uomini – così scriveva Arthur  Rimbaud  poeta maledetto, visionario e …..molto di più. Passò alcuni anni della sua vita in Etiopia ……come trafficante di armi, avorio e mercante di schiavi.





Arrivano dopo un lungo cammino, da villaggi in  valli inaccessibili: vecchi giovani malati e sani …. Tutti vengono a Lalibela per essere testimoni delle sacre cerimonie. Le sagome di fedeli in piedi appoggiati ai loro bastoni pronunciano suppliche,  sembrano essere scappati da qualcosa di terrificante ……. forse le loro vite. Formano un insieme di immagini, di sensazioni e suoni ancestrali  riportati  in vita da distanze enormi.  In questo posto si può cogliere  il significato di  quanto potente debba essere stato l’appello del cristianesimo delle origini, e con quanta intensità abbia colpito la fantasia di milioni di persone, diffondendosi come un fuoco nel mondo conosciuto. Frutto della pura energia della fede,  dove la carestia ha da sempre accompagnato la storia, non c’è che la fede a dare speranza che altrimenti sarebbe priva di un conforto. Ed’ è sempre la fede che spinge i suoi campioni olimpici a donare le loro medaglie d’oro alla chiesa. Questa era la chiesa che compiva miracoli, che guariva gli ammalati, che resuscitava i morti, e in questo contesto il miracolo dei pani e dei pesci, il Cristo che cammina sulle acque, appaiono perfettamente accettabili.







La tradizione sostiene che re  Lalibela  in esilio a Gerusalemme rimase meravigliosamente stupito dei suoi edifici. Fece un voto, al suo rientro in Etiopia creò  una nuova città sacra uguale a  Gerusalemme nel continente africano.  E così circa mille anni fa dalla roccia rossa fu scolpito un mondo unico nel suo genere destinato a sfidare qualsiasi comprensione logica.  È uno dei maggiori siti storico-religiosi del mondo cristiano dove  re Lalibela nel XII  lasciò il suo nome. Bet Medhane è una struttura maestosa, la più grande chiesa rupestre del mondo. circondata da imponenti colonne, all’interno le tre tombe di Abramo, Isacco  e Giacobbe.















Beta Maryam la casa di Maria ….. è la più amata.







L’interno è un gioiello  è un’autentica basilica completa e imponente, un trionfo della passione e ornamenti. 






Nel centro c’è una colonna, unica nel suo genere, si narra che re Lalibela vide in una visione il Cristo che con la mano toccava la colonna: per questo considerata sacra. Si  dice che su di esso è scritto il passato e il futuro del mondo.





Siamo nel Golgotha uno dei posti più sacri di Lalibela dove vicino alla tomba di Cristo si trova una lastra di pietra dietro la quale si trova il luogo più segreto della città santa, la tomba di Lalibela. L’importanza di questo posto fa sì che una visita assicura un posto in paradiso.







San Giorgio è isolato dal contesto , è un capolavoro,  la cosa più suggestiva di tutta l’Etipopia. Rappresenta il culmine della rappresentazione artistica del suo tempo e con essa viene raggiunta la perfezione del suo genere e qui  parlano le immagini.











L’ingresso è affiancato da questa roccia scolpita con un’insolita pendenza, viene chiamata “via del paradiso”.


Bet Gabriel Rufael è una chiesa imponente al quale si accede da una sorta di ponte sopra un fossato.



 ……….assomiglia più ad una fortezza che una chiesa. La facciata è monumentale, ed’è la parte più interessante considerando il fatto che il tutto è stato scavato da un blocco unico.



Monolitica, Bet Amanuel è considerata a ragione la chiesa più finemente scolpita di Lalibela.






Bet Abba Libanos, soltanto il pavimento e il soffitto sono uniti alla parete di pietra. Guardandola attentamente penso all’enorme fatica che  possa aver richiesto realizzare questa costruzione.




Interessante l’interno dove sui capitelli sono stranamente lavorati: secondo la guida rappresentano gli occhi degli angeli.


Siamo alla fine di un viaggio, in uno dei  paesi più poveri della terra,  nel senso più profondo del termine. Lo sai, vero, che vuol dire?  Vuol dire semplicemente che tutto è molto più difficile. Quello che mi solleva,  è l’entusiasmo stampato sui loro visi,  il sale di questo mondo in decadenza,  loro ci salveranno…… se vorranno, e io spero che lo facciano. I loro occhi  compongono un universo unico, che se la ride dei suoi confini, che invita  a guardarsi intorno e a non dimenticare eliminando  la possibilità di dire un giorno,  che non sapevamo, per scegliere ancora e ogni giorno da che parte stare.












Un saluto anche ai miei stupendi compagni di viaggio: Paolo,  Olimpio, Chiara, Alessandro,  Magda,  Antonio,  Cristina e per ultimo ma non per importanza il nostro driver che ci ha scorrazzato per  due settimane….. e un grazie a tutti quelli che anno collaborato con noi.




Conclusioni:
Mi è sempre piaciuto scrivere cartoline da posti lontani, non tanto per i messaggi  che sono sempre banali, ma per il semplice gesto di scrivere...........


.........questo  cartoncino con incollato un francobollo caduta in disuso con l’avvento degli sms e altre forme di comunicazione più moderne. Racchiude  in sé qualcosa di misterioso, arcano, un viaggio sconosciuto, forse difficile, su camion o in treno, a dorso di cammello in bicicletta……….. per poi finalmente prendere un volo e arrivare a destinazione. A volte nei negozi di antiquariato o su bancarelle improvvisate  di libri usati mi capita di trovare scatoloni pieni di vecchie cartoline con immagini, francobolli e un testo a volte sbiadito e difficile da decifrare ….. ma se provate a leggero, ci troverete dentro qualcosa di intimo, di personale,  che descrive un  mondo lontano  e che non esiste più. Ed ora sono qui  seduto in una sala di aspetto di un aeroporto,  un posto uguale a tanti altri, che consumo questo rito  oramai riservato principalmente alla  mia mamma e a pochi intimi…….. lottando per  scrivere le solite frasi banali  allungando il collo nel disperato tentativo di trovare una cassetta della posta per completare questa cerimonia. A volte penso di essere   l’ultimo di una specie in via di estinzione intento a spedire quella che potrebbe essere la mia  ultima cartolina…. perché esiste sempre l’ultima cartolina,  spedita da un luogo remoto magari a distanza di molti fusi orari dall’altro capo del mondo,  in un viaggio che non riusciresti nemmeno lontanamente immaginare per finire un giorno dentro una scatola in una bancarella di qualche mercatino di una grande città.